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Società Italiana per la Storia Medievale

Sessione 20. Crisi di legittimità nel Regno di Napoli: pratiche politiche e rappresentazioni culturali nel Mezzogiorno aragonese

Venerdì 15 giugno, ore 9-10:30

La famiglia reale, i baroni e la nobiltà ascritta ai Seggi della capitale, assieme alle élites delle universitates regnicole, sono stati identificati dalla storiografia che si è occupata del Regno aragonese di Napoli, in particolare negli ultimi decenni della sua esistenza, come i principali protagonisti delle dinamiche di potere interne. Una realtà complessa, sulla cui comprensione hanno spesso gravato tenaci stereotipi e l’uso riduttivo dei concetti di “crisi” e “innovazione”. L’obiettivo del panel è di offrire agli ascoltatori, attraverso l’approfondito esame di tre casi emblematici, un quadro in buona parte inedito della fisionomia e degli orientamenti politico-culturali dei diversi attori sociali. In particolare, l’indagine si soffermerà sulle rispettive strategie di legittimazione ed esercizio del potere, sull’intreccio di autorappresentazioni culturali, linguaggi e pratiche della politica volto a rispondere a differenti deficit di legittimità. La stabilità della monarchia napoletana deve in primo luogo fare i conti con l’illegittimità di re Ferrante, figlio naturale di Alfonso il Magnanimo, e soprattutto con i diritti sul Regno rivendicati dai pontefici e dalla Casa d’Angiò, già sfociati in una lunga Guerra di Successione che aveva scosso le province e fatto esplodere una vasta ribellione baronale. La volontà del conte di Nola Orso Orsini, figlio bastardo forse di Gentile, di rivendicare la propria appartenenza alla gens Ursina e di riscattare il defectus natalis è poi una delle principali chiavi interpretative per comprendere il suo denso programma di costruzione e di promozione dell’immagine. La nobiltà della capitale, caratterizzata da significative divisioni interne, ma unico attore protagonista del reggimento cittadino per quasi tutta l’età aragonese, affronta la crisi di tale monopolio oligarchico alla fine del XV secolo attingendo alle pratiche di potere e al diversificato repertorio di paradigmi politici e lessici di legittimità, talvolta unitari talaltra divisivi, codificati durante la lunga formazione del sistema dei Seggi, al fine di rilegittimare la preminenza del suo nucleo più antico nei confronti sia della nobiltà di recente aggregazione sia dei cittadini del Popolo. La prospettiva di analisi assunta offre numerosi spunti di riflessione per ampliare la comprensione della realtà socio-politica non solo del Regno. La monarchia si dimostra infatti capace, attraverso i prìncipi reali impegnati in alti ruoli istituzionali e titolari di importanti feudi, di estendere le proprie pratiche politiche nei territori provinciali, nonché di definire, diffondere e difendere un modello ideale di barone regnicolo. Taluni baroni, veri e propri principi-architetti, si rivelano invece in grado di concepire e commissionare progetti dall’alto valore artistico e simbolico, che rivelano sia il profilo internazionale dei committenti, sia il loro programma ideologico di promozione e di legittimazione, nonché il loro inserimento in quelle reti politico-culturali attraverso le quali si diffusero le riflessioni politiche, sociali, etiche ed estetiche dell’umanesimo. Infine, nel contesto di crisi della nobiltà di Seggio prende forma un dibattito teorico, denso di valenze pragmatiche, che riflette sulla distinzione sociale e sul “reggimento”, rielabora alcuni schemi di rappresentazione sociale e politica propri dell’antica repubblica romana, per arrivare a proporre, con Pietro Jacopo de Jennaro, un innovativo progetto di reggimento misto napoletano.

Coordinatore: Roberto Delle Donne

Relazioni:
Alessio Russo, I principi-baroni aragonesi: famiglia reale e governo dei feudi
Monica Santangelo, I gentilomini antiqui della capitale: la crisi di legittimità politica dei Seggi alla fine del regno aragonese
Luigi Tufano, Baroni e città del Regno: la costruzione dell’immagine tra volontà di legittimazione, reti culturali e pratiche politiche

Discussant: Roberto Delle Donne