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Società Italiana per la Storia Medievale

Sessione 48. Problemi e paradigmi italiani nella storiografia iberoamericana

Sabato 16 giugno, ore 9-10:30

Il tema del panel è quello di illustrare la situazione e la tradizione di studi medievali in America Latina, in particolare in Argentina e Brasile, e l’influenza su di loro delle tematiche e le prospettive storiografiche e teoriche italiani. Probabilmente la caratteristica principale della produzione in queste regioni è la loro tendenza, in piano teorico, alla stereoscopia, sensibile a molteplici prospettive teoriche delle correnti nazionali europee, tra cui Italia finisce per giocare un peso tematico rilevante insieme alle aree francesi e anglosassone sopra il resto delle aree europee. Ad esempio, in Argentina, l’Instituto de Historia Antigua y Medieval dell’Università di Buenos Aires aveva come promotore iniziale Clemente Ricci, discepolo di Cantú. Ma nel 1960 in particolare, la crescita della storia sociale trova figure come José Luis Romero, Nilda Guglielmi con studi sulla genesi della borghesia o la marginalità che diede origine a vari epigoni che contribuirono a preservare questi interessi, fino al presente, con Hugo Zurutuza, promotore del campo di discussione della Tarda Antichità e dell’Alto Medioevo. Nel corso degli anni ’70, i paesi iberici, e in particolare la Spagna post-franchista, hanno condotto un significativo processo di recupero accademico accompagnato da una marcata ripresa editoriale e dalla crescita della produzione di riviste specializzate). Questa situazione ha avuto ripercussioni sul lato opposto di l’Atlantico in paesi dell’America centrale e meridionale per la continuità culturale e comunità linguistica, ma ha avuto più impatto sul livello di tematiche e meno in termini di contributo teorico e storiografico, in cui la Spagna e il Portogallo hanno mostrato meno originalità e sono stati più ricettivo agli sviluppi che si stavano verificando nel resto del continente. Tutta questa ricettività degli stili nazionali deriva in un’altra caratteristica cioè un esercizio interdisciplinare fattuale. Interdisciplinarità sostenuta non sempre con consapevolezza dei problemi coinvolti nel suo esercizio. In particolare, mette in evidenza l’ignoranza generale dei dibattiti teorici interni che caratterizzano ciascuna delle discipline con cui si intendeva interagire (i casi di antropologia e sociologia sono illustrativi) e lo scopo che altre conoscenze più tecnicamente articolate, come quello degli studi linguistici, a cui l’Italia contribuisce con la sua tradizione morfologica, la sua ampia diversità tipologica e il volume delle sue testimonianze generate nel periodo medievale. In quest’ultimo ambito, l’analisi della discussione, la teoria intertestuale e quella della ricezione, possono collaborare in modo sostanziale per ottenere e adattare le nostre informazioni dalle fonti, aumentando l’attenzione verso le loro morfologie. Il rinnovamento delle prospettive nei campi filosofico e teologico nella chiave dei nuovi studi culturali -con incursioni nel materialismo storico della posizione gramsciana- favorì la sua promozione all’interdisciplinarità. Nel campo della storia del cristianesimo le formalizzazioni del fenomeno ecclesiale, le risposte eretiche, con una vasta tradizione che raggiunge G. Miccoli, G. Merlo e persino la microstoria.

Coordinatore: Horacio Botalla

Relazioni:
Horacio Botalla, Cronachistica italiana e problemi morfologici: il caso di Salimbene da Parma
Estefanía Sottocorno, Diversità tipologica nella produzione legale del circolo Teodorico
Igor S. Teixeira, I frati predicatori e la storiografia brasiliana sulla penisola italiana del XIII secolo

Discussant: Horacio Botalla