Seguici:

Società Italiana per la Storia Medievale

Sessione 6. Ospitali benedettini in età basso medievale. San Bartolomeo a Spilamberto di Modena: storia, archeologia e salute

Giovedì 14 giugno, ore 14-15:30

I monaci benedettini vestirono un ruolo determinante nella formazione della civiltà occidentale; eppure, a considerare la pratica del monachesimo delle origini, difficilmente si sarebbe potuta immaginare l’enorme influenza che questo avrebbe esercitato sul mondo esterno. Gli ordini monastici, gli istituti di accoglienza religiosi e le strutture ospitaliere in genere hanno rappresentato, durante l’età medievale, in particolare fra il Duecento e il Trecento, uno degli elementi cardini nella storia della Chiesa. Abbazie ed eremi da una parte, ospitali o hospitia dall’altra, furono, oltre che i luoghi preposti alla cura dello spirito e delle carni, centri di controllo e di organizzazione sul territorio alla base di un’attenta programmazione politica e fiscale. Non solo in termini di presenza e costruzione ex novo di istituti maschili e femminili, ma quali centri di riferimento radicati tanto nelle città così come nei piccoli paesi, occupando, in relazione alle caratteristiche delle varie regole monastiche, sia centri urbani che luoghi isolati o periferici. La fondazione di nuovi ospitali interessò, di fatto, tanto le élites aristocratiche, come moderna forma di affermazione sociale, quanto i ceti più popolari e poveri. La laicizzazione degli istituti ospitalieri di tradizione benedettina riguardò in particolare i secoli centrali del Medioevo, ma, già dai primi anni dopo il Mille, iniziarono a fissarsi, sull’esempio del modello benedettino, come per il nuovo Ordine Camaldolese, precise norme e regole. Non a caso l’agiografia medievale, fra la fine del XII e gli inizi del XV secolo, si presenta sempre più interessata dalla nascita di una distinta categoria di “santi laici”, formata da artigiani e pellegrini, diventati, all’interno delle istituzioni ospedaliere oggetto spesso di devozione popolare. Tale riforma produsse in pochi anni un complessivo rinnovamento dell’istituzione monacale, tanto nell’amministrazione quotidiana delle strutture di ricovero, quanto nelle scelta delle figure chiamate a svolgere questi lavori come i fratres, le sorores, i conversi, gli oblati: uomini e donne che vissero la propria vocazione cristiana conservando lo status laicale, consacrandosi a Dio, ma senza necessariamente abbracciare una Regola. Laici e chierici, uomini e donne incominciarono a convertirsi a servizio dei poveri, mescolando “status” e ordine sociale, portando come conseguenza a una nuova circolazione di modelli e regole di disciplinamento. A questa secolarizzazione del monachesimo benedettino si accompagnò una rigida riorganizzazione degli ospitali, documentata dalle fonti e caratterizzata da una ferma “selezione dei malati” e dell’esercizio delle cure sanitarie. Appare così meno difficile capire come alcuni testi ecclesiastici dei sec. XIII e XIV, come i quaderni delle decime, usassero distintamente termini dai più generici mansio, domus, hospitale, hospitium, ai più specifici domus leprosorum, domus infectorum, hospitale pauperum, e altre espressioni simili come indicazione della precisa necessità di distinguere i bisognosi secondo la malattia, e, di conseguenza, come si incentivasse la costruzione di ricoveri con specifiche finalità come per gli hospitales peregrinorum o gli hospitales hospitum. Norme che rientrarono da un lato in interventi di prevenzione e di controllo sanitario e dall’altro, in sistemi organizzati e ben strutturati di gestione economica nelle diverse forme di accoglienza.

Coordinatore: Simone Biondi

Relazioni:
Paola Novara, Benedettini nel Basso Medioevo
Mauro Librenti, Archeologia degli Ospitali
Stefano De Carolis, La Medicina monastica e la nascita dell’assistenza ospedaliera

Discussant: Simone Biondi