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Società Italiana per la Storia Medievale

Sessione 10. Pievi, parrocchie e comunità nelle Alpi. Perché c’è ancora bisogno di occuparsi dell’organizzazione territoriale della cura d’anime

Giovedì 14 giugno, ore 16-17:30

L’onda lunga degli studi su pievi, parrocchie e cappelle in età medievale ha raggiunto, nella seconda metà del XX secolo, molti contesti territoriali e si è rifratta poi in svariate direzioni, generando ulteriori possibilità di ricerca e approfondimento; alle interrelazioni con gli studi di diritto canonico – sviluppatesi a suo tempo in ricerche sulla riscossione della decima e più in generale sulle questioni di precedenza tra una chiesa e l’altra – si sono via via affiancate le possibilità di dialogare con l’archeologia medievale e la storia degli insediamenti, o con la storia dell’arte e dell’architettura, o con la storia sociale ed economica. L’importanza della chiesa e della ritualità che vi si svolgeva rendeva infatti l’edificio sacro il luogo principale dell’identità comunitaria; la sua gestione era tra i primi e principali “beni comuni” per i quali erano necessarie, soprattutto in contesto rurale, forme di auto-organizzazione e di registrazione scritta delle decisioni prese. Alcune di queste tematiche hanno caratteri di innovatività e promettono ancora di dare risultati interessanti, ma va anche detto che il semplice censimento dei luoghi e delle situazioni che si verificarono nel tardo medioevo non sembra ancora essere giunto a termine e non esistono repertori di ampio respiro che permettano comparazioni su vasta scala. Questa è una lacuna che merita di essere colmata soprattutto nel contesto alpino, che ha peculiari caratteristiche ambientali e insediative; in esso erano forti le identità comunitarie variamente interrelate con istituzioni ed edifici sacri; in esso si dovrebbe anche trovare il confine tra l’area nella quale più a lungo si mantenne l’istituto pievano e quella in cui invece, per usare le parole di Cinzio Violante, «si ridussero … a poche le chiese rimaste prive di cura d’anime e soggette a una chiesa battesimale», e si attenuò o si perse «la distinzione delle parrocchie vescovili rispetto alle parrocchie private, sia nelle funzioni di cura d’anime che nella coscienza comune e nella natura giuridica». I tre interventi avranno come focus territoriale tre diverse aree dell’arco alpino: ciò permetterà di valutare elementi di similarità o differenza per lo meno su scala sovra-regionale, in un arco cronologico che parte dal momento in cui – generalmente nel XIII secolo – le comunità lasciano le prime tracce del loro interesse al buon funzionamento della cura d’anime e alla corretta gestione dei benefici ecclesiastici, per giungere lì dove le iniziative riformatrici e disciplinatrici pre- e post- tridentine impongono una qualche discontinuità (e sarebbe interessante anche capire se questa discontinuità sia stata solo parziale o più apparente che reale). Ovviamente il breve tempo a disposizione costringerà i partecipanti al panel a scegliere qualche tema specifico, tenendo conto delle rispettive competenze e dei rispettivi interessi: non si può però dubitare che anche da tali esemplificazioni possa emergere l’interesse del campo di indagine.

Coordinatore: Emanuele Curzel

Relazioni:
Elena Corniolo, Clero regolare, cura d’anime e conflitti giurisdizionali nel tardo medioevo valdostano
Emanuele Curzel, Il fare prima del dire. Situazioni di fatto che precedono concessioni di diritto in area trentino-tirolese
Massimo Della Misericordia, “Decima loci et territorii”. Esazione, processi di spazializzazione e comunità in diocesi di Como nel basso medioevo

Discussant: Federico Del Tredici