Venerdì 15 giugno, ore 16-17:30
Nelle ricerche degli ultimi decenni gli studiosi hanno analizzato il tema del governo vescovile nel Basso Medioevo da innumerevoli angolature prospettiche, facendo luce sia sulle trasformazioni concrete che investirono la sfera della gestione pastorale e temporale delle diocesi, sia sull’articolato intreccio di relazioni politiche e religiose che fece da sfondo e influì su tali trasformazioni. La questione dei rapporti fra istituzione episcopale e notariato e la costruzione di un sistema di governo fondato sulle scritture, ad esempio, è stata posta al centro di un’analisi che ha tenuto conto delle influenze derivanti dal complesso rapporto fra cattedra e società politica locale; ma anche la trasformazione del ruolo e della figura del presule è stata analizzata alla luce dei mutati rapporti di forza tra vescovo, poteri laici (comuni, signorie, regno) e papato. A partire da questo quadro e sull’onda delle sollecitazione critiche del cosiddetto spatial turn, il presente panel si concentrerà su un tema che solo recentemente è entrato nel dibattito italiano, quello degli ‘spazi’ del governo episcopale: in altre parole, del rapporto fra amministrazione diocesana / potere vescovile (da un lato) e ‘pratiche della spazialità’, percezione della territorialità e ‘semantizzazione’ degli spazi dell’istituzione (dall’altro). Oltre a declinare, caso per caso, l’ampia accezione del concetto di ‘spazialità’, si proverà a comprendere quale ruolo esso abbia giocato nella trasformazione delle pratiche del governo diocesano, attraverso un focus ampio, che abbracci l’intera penisola italiana alla fine del Medioevo. Spunti in tal senso si possono rintracciare nei più recenti lavori su vescovi e diocesi: alcune ricerche sul fenomeno di ‘burocratizzazione’ delle curie episcopali hanno ad esempio evidenziato come, nell’epoca in questione, la specializzazione di competenze e mansioni di governo diocesano procedette di pari passo alla definizione spaziale degli ambienti nei quali queste funzioni dovevano essere esercitate. A conferma di questa tendenza, nel corso del XIV secolo diversi presuli promossero la parziale riedificazione dei palazzi vescovili, spesso allo scopo di destinare tali spazi alle attività della curia. Riedificare edifici di pertinenza episcopale, o prestare ad essi speciale cura, era un atto che si caricava di valenze diverse, che meritano di essere indagate con attenzione in quanto riverberavano le molteplici funzioni sociali da loro svolte: pastori, signori temporali, membri dell’ufficialità pontificia, membri di ordini religiosi. Se la ristrutturazione di castra e fortezze era spesso funzionale alla rivendicazione di temporalità e prerogative signorili, analoga attenzione meritano gli interventi edilizi sui palazzi urbani, ai quali non solo era affidato il compito di ribadire il prestigio episcopale, ma anche di comunicare precise linee di intervento diocesano. All’analisi degli spazi materiali si affiancherà anche quella dello spazio ‘percepito’: grande attenzione meritano in tal senso alcune pratiche del governo diocesano (sinodi, visite pastorali, ma anche scritture patrimoniali, contabili, estimi), che possono essere considerate cartine di tornasole del modo in cui vescovi e loro collaboratori intesero organizzare a livello ideale e pratico la direzione della diocesi, rispondendo peraltro alla sempre più impellente necessità di organizzare la memoria istituzionale e di ottenere una presa e controllo efficaci sullo spazio diocesano.
Coordinatore: Nicolangelo D’Acunto
Relazioni:
Antonio Antonetti, Lo spazio e l’autorità dei vescovi tra universitas e diocesi nel Mezzogiorno angioino (secc. XIII-XIV)
Jacopo Paganelli, «Ubi ius tenetur et redditur». Il potere vescovile a Volterra fra spazio e rappresentazione (secoli XIII-XIV)
Fabrizio Pagnoni, Gli spazi del governo episcopale (area lombarda, metà del XIV secolo)
Discussant: Nicolangelo D’Acunto