Seguici:

Società Italiana per la Storia Medievale

Scomparsa di Richard A. Goldthwaite

Il 5 marzo 2024 è scomparso a Firenze Richard A. Goldthwaite, insigne e ammirato studioso di economia del Rinascimento, epoca da lui individuata come la culla primigenia del consumismo moderno.
Nato nel 1933 a Marion nello stato dell’Indiana (USA), si era inizialmente formato presso l’Oberlin College (BA, 1955), per poi arrivare in Italia con una borsa Fullbright che gli aveva permesso di studiare a Firenze tra 1955 e 1956. L’anno successivo iniziò il suo percorso di dottorato presso la Columbia University, alternato con un servizio militare prestato in Germania (1957-1959). Nel 1965 ottenne il suo PhD e nel 1968 entrò nella Johns Hopkins University dove avrebbe insegnato sino al 1998, divenendone poi Emeritus.
Quando Goldthwaite iniziò le sue ricerche sulla ricchezza privata delle famiglie fiorentine di epoca rinascimentale, il terreno era completamente vergine. La storia economica dell’Europa preindustriale, e del tardo Medioevo italiano in particolare, stava vivendo all’epoca un momento di prorompente sviluppo: basterebbe pensare ai nomi di studiosi italiani del calibro di Gino Luzzatto, Armando Sapori, Federigo Melis, Roberto Sabatino Lopez e a quelli di storici stranieri interessati all’Italia quali Yves Renouard, Frederick Lane, Florence Edler, Raymond de Roover, Jacques Heers e tanti altri. Tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso la Business History era al suo apogeo. Quasi a nessuno, però, era passato per la mente di usare le migliaia di libri contabili conservati negli archivi toscani per studiare non l’offerta, ma la domanda: non come si facevano i soldi, ma come si spendevano. Il primum movens dei lavori di Goldthwaite fu quindi il nesso tra accumulazione delle ricchezza nelle maggiori città italiane dei secoli XIV-XVI e il Rinascimento inteso come età del consumo materiale di ogni forma di arte: dai palazzi alle cappelle private, dall’abbigliamento al mobilio di casa, dai gioielli alla commissione di ritratti, dall’istruzione all’insegnamento. Dotato di uno spiccato senso estetico e di un assoluto rigore metodologico, Goldthwaite trovò nei libri contabili dei fiorentini la chiave di volta per interpretare lo spirito di una intera società.
Il primo dei suoi numerosi volumi, rielaborazione della tesi dottorale, fu Private Wealth in Renaissance Florence: a Study of Four Families, Princeton, Princeton University Press, 1968: uno studio dedicato alle vicende imprenditoriali e soprattutto patrimoniali di quattro grandi famiglie del patriziato fiorentino (Strozzi, Guicciardini, Gondi e Capponi). Successivamente si imbarcò in una lunga ricerca sull’edilizia fiorentina, portata avanti attraverso uno spoglio sistematico della documentazione amministrativa legata a molteplici cantieri urbani e suburbani attivi fra ‘300 e ‘500: pubblici e privati, laici ed ecclesiastici. Il risultato fu The Building of Renaissance Florence. An Economic and Social History, uscito nel 1980 per The Johns Hopkins University Press, tradotto in italiano per il Mulino nel 1984. Questo immenso lavoro, nel quale la profondità dell’analisi e l’ampiezza dello spettro socio-economico indagato (dall’Opera del Duomo sino all’ultimo dei manovali) si sposano con una estrema chiarezza e una rara capacità di sintesi espositiva, è ancora oggi considerato la migliore monografia sull’industria edile italiana di epoca pre-industriale. Subito dopo questa impresa che gli era valsa il titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana (1981), continuò indefessamente a compulsare libri contabili aziendali e privati sparsi tra gli archivi toscani e quelli statunitensi, costruendo assieme a Marco Spallanzani uno straordinario inventario recentemente messo a disposizione in rete: https://phaidra.cab.unipd.it/view/o:453620.
Contestualmente avviò una riflessione di ampio respiro, dedicata a tutta l’Italia, sul rapporto tra economia e consumo di arte: nel 1995 sarebbe infatti uscito il bellissimo volume Wealth and the Demand for Art in Italy, 1300-1600, tradotto in italiano per la Unicopli (1996). Nel frattempo aveva pubblicato numerosi saggi raccolti in un volume dei Varioum intitolato Banks, Palaces and Entrepreneurs in Renaissance Florence, Aldershot (UK) – Brookfield (USA), Ashgate, 1995, mentre nel 1994 dava alle stampe, assieme a Giulio Mandich, gli Studi sulla moneta fiorentina (secoli XIII-XVI), Firenze, Olschki e sempre nel 1995 uscivano i Due libri mastri degli Alberti. Una grande compagnia di Calimala, 1348-1358, 2 voll., Firenze, CRF, con trascrizione di Enzo Settesoldi e corposi saggi storici di Goldthwaite e Spallanzani.
Il culmine delle sue interminabili ricerche fu però la monumentale The Economy of Renaissance Florence, Baltimore, The Johns Hopkins University Press, 2009 (traduzione italiana, Bologna, il Mulino, 2013). Questo lavoro non appagò la sua sete di ricerca e nel secondo decennio del nostro secolo continuò a frequentare la sala studio dell’Archivio di Stato di Firenze e ad allargare i suoi interessi scientifici. Oltre a pubblicare alcuni saggi su riviste anglosassoni e sull’Archivio Storico Italiano, di cui fu a lungo collaboratore, si interessò alla storia della musica, come dimostra il libro a quattro mani con il musicologo Tim Carter intitolato Orpheus in the Marketplace: Jacopo Peri and the Economy of Late Renaissance Florence, Harvard University Press, 2013. Solo il covid riuscì a impedirgli di continuare a studiare negli archivi; ma fece di necessità virtù e, sulla base delle sua eccezionale erudizione, riuscì a scrivere in quarantena un saggio intitolato Music: a Growth Industry in Renaissance Italy, «Rivista di storia economica», 38, 2022.
Persona di grande raffinatezza e ironia, Richard Goldthwaite era noto alla comunità degli studiosi per l’applicazione quasi maniacale con cui si dedicava allo studio e per lo spirito critico che lo animava. Essere suoi allievi era una prova! Temuto per i suoi giudizi e considerato alla stregua di un calvinista tra i libri di conto, pochi sapevano della sua passione per l’albero di natale (ovviamente da comporre secondo canoni estetici elevatissimi) e per i dolci: al ristorante il crème caramel era di rigore, immancabilmente accompagnato dal Fernet Branca. Io preferisco ricordarlo seduto alla sua scrivania preferita nella sala studio dell’Archivio di Stato di Firenze, la faccia sprofondata nei suoi amati registri in partita doppia, vestito in maniera inappuntabile con il suo binomio perfetto: giacca di tweed e papillon.

Sergio Tognetti

Articoli correlati

È mancato Emmanuel Le Roy Ladurie

Il 22 novembre scorso si è spento a Les Moutiers-en-Cinglais, in Normandia, nel villaggio in cui era nato nel 1929, Emmanuel Le Roy Ladurie, tra

Condividi la pagina:

Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn